Cos’è un business angel: una definizione

Chi è il business angel? Il business angel, o investitore informale in capitale di rischio, è una persona fisica che si appassiona a una startup, la finanzia e l’aiuta, portando, oltre al capitale, la propria esperienza, conoscenze, contatti.

Il business angel a differenza dei fondi di investimento investe risorse proprie e spesso la sua motivazione non è esclusivamente finanziaria.

Quanto capitale ti può dare un business angel

Più business angel insieme posso realizzare un finanziamento in gruppo (syndacation) al fine di distribuire il rischio, investendo ciascuno una piccola parte di danaro, ma complessivamente raggiungendo anche cifre elevate.

Il business angel interviene in genere in fase early stage e può investire da un minimo di 5-10 mila euro (per investimenti in cordata) fino anche a 100-200 mila euro. Gli investimenti dei business angel in genere non superano i 500 mila euro. Il finanziamento da parte del business angel prevede la cessione di quote della società, sulla base quantificata dagli accordi tra le parti.

Per INVESTITORI…

Quali sono i benefici fiscali?

Gli investitori in start-up innovative godono di una detrazione diretta dall’IRPEF pari al 30% di quanto investito. Se ad investire è una società di capitali, a quest’ultima spetta una deduzione dal reddito IRES pari sempre al 30%. Il volume massimo agevolabile per gli investimenti per ogni esercizio è di 1 milione di euro per l’investitore persona fisica e di 1,8 milioni per l’investitore persona giuridica. Non esistono nella normativa fiscale italiana altre misure agevolative per i contribuenti di questa portata.

Ecco perché conviene investire in una startup innovativa
Dall’1 gennaio 2017 chi investe in startup può usufruire degli incentivi Irpef e Ires per un terzo dell’importo versato. Le nuove disposizioni in materia di Start Up innovative, di seguito Start Up, contenute nella legge di bilancio 2017, L. n.232/2016, confermano la volontà del legislatore di promuovere ed agevolare questo tipo di imprenditorialità, al fine di accelerare la crescita e l’innovazione  del sistema Paese. Investire in una startup diventa interessante anche in ottica di open innovation se a questo aggiungiamo la possibilità per le società quotate che possiedono almeno il 20% e non più del 50% delle quote di una startup, di acquistare le perdite della stessa utilizzandole in diminuzione del reddito complessivo dei periodi d’imposta successivi entro il limite del reddito imponibile e per l’intero importo. Questo però sarà oggetto di un successivo approfondimento.

TIPOLOGIA

Le società target devono essere iscritte alla sezione speciale prevista per le start-up o le PMI innovative presso il registro delle Imprese.
Sono agevolabili anche gli investimenti effettuati tramite OICR o società che a propria volta investano prevalentemente in società innovative o anche tramite campagne di crowdfunding su portali online appositamente autorizzati da Consob, come BacktoWork.

Come e quando posso ottenere i documenti per usufruire delle detrazioni fiscali?

Spetta al legale rappresentante della start-up che ha raccolto l’investimento rilasciare, sotto la propria responsabilità, una certificazione da cui risultino tutti gli elementi previsti dalla legge affinché l’investitore possa godere delle agevolazioni fiscali.

Periodo obbligatorio in cui mantenere l’investimento
Per non vedersi revocate le agevolazioni fiscali, gli investimenti devono essere mantenuti per un periodo di almeno 3 anni. Durante tale arco temporale, inoltre, la start-up non potrà ridurre il proprio capitale sociale o rimborsare gli investitori nè potrà perdere i requisiti che la caratterizzano come start-up innovativa. Nel caso in cui decada nel corso del triennio il diritto alle agevolazioni conseguite, gli investitori dovranno incrementare il proprio reddito imponibile, nell’esercizio in cui si verifica la causa di decadenza, di un importo pari all’agevolazione a suo tempo conseguita, sommando gli interessi legali (ma senza applicazione di alcuna sanzione).

Come funziona                                   l’equity crowdfunding

DATI 2019

Il fenomeno è nato da pochi anni e ha avuto un boom nel 2018. Chiunque può partecipare all’aumento di capitale di una start-up, sperando che il successo dell’azienda moltiplichi il valore dell’investimento. Investire in una start-up non è più solo una cosa da ricchi. Con 250 euro si possono acquistare quote di società che puntano forte sull’innovazione e con grossi margini di crescita. La speranza del piccolo investitore è però la stessa di chi gioca in borsa: quella di guadagnare rivendendo le quote al momento giusto o aspettando un pesce più grosso che acquisisca la società.

I numeri del settore.

È il fenomeno dell’equity crowdfunding che nel 2018 ha registrato un boom con 36 milioni di euro raccolti sulle nove piattaforme più attive in Italia. Quasi diecimila persone hanno investito il proprio denaro in 114 campagne. Per dare un’idea della crescita, nel 2017 la raccolta si fermò a 11,8 milioni in 50 campagne avviate con il sostegno di 3.200 investitori. Il traino di questo settore è la piattaforma Mamacrowd, dove l’anno scorso sono state portate avanti quasi il 30% di tutte le campagne in Italia, per una raccolta che ha raggiunto i 10 milioni. Subito dopo vengono Crowdfundme (8 milioni di raccolta) e Walliance (quasi 7), ma ce ne sono molte altre, tutte autorizzate e regolate dall’autorità di settore Consob. Le ha censite il magazine di settore Crowdfundingbuzz.

L’anno scorso le società che si sono messe in gioco hanno raccolto in  media 370.000 euro ciascuna. Più di quanto si erano prefissate, con un obiettivo minimo medio di 145.000 euro. L’investimento medio per utente è stato di 3.900 euro, un dato sufficiente per capire che, in ogni caso, non si tratta di un fenomeno ancora alla portata di tutti. Ma l’equity sta allargando sempre di più la propria platea: nel 2014 l’investimento medio per persona sfiorava i 10.000 euro; nel 2016 i 6.000 euro.

Una piccola borsa. Con l’equity crowdfunding le start-up riescono a ottenere i capitali di cui hanno bisogno per continuare a crescere.

Di fatto è un vero e proprio aumento di capitale, solo che gli investitori sono soprattutto semplici cittadini, non “animali da borsa”. Come nel normale crowdfunding, chi cerca di raccogliere denaro stabilisce un obiettivo minimo (se non lo si raggiunge, chi ha versato ottiene i soldi indietro) ma anche un obiettivo massimo.

Si può monetizzare in diversi modi:

  • rivendendo le quote a terzi, che però bisogna trovare da soli e a un prezzo da concordare dal momento che si tratta di un capitale illiquido
  • aspettare che la società si quoti in borsa;
  • aspettare che venga acquisita da una società più grande che liquiderà tutte le quote a un prezzo – quasi sempre – più alto di quello originario;
  • confidare in una redistribuzione degli utili tra tutti i soci.
  • In ogni caso, visto che parliamo di società in crescita, l’investimento è quasi sempre di lungo periodo.

Chi investe. Se fino a 3 anni fa l’equity era un affare per imprenditori e professionisti, nell’ultimo anno la tendenza ha cominciato a cambiare. “Oggi la maggior parte degli investitori sono persone che possiamo considerare non esperte del settore. Inoltre, rispetto al 2016 sono aumentati quelli sotto i 30 anni e gli over 50, meno propensi al rischio e disponibili a mettere sul piatto cifre inferiori.

I rischi.

Ma è pur sempre un investimento e la possibilità di perdere il denaro non può essere esclusa. “Mettere soldi in questo tipo di aziende può fruttare molto, non sono mancati esempi di società che al secondo giro di crowdfunding avevano elevato il valore delle proprie quote di dieci volte, ma è innegabile che è rischioso e il nostro compito è anche quello di informare l’investitore in ogni momento, perché sia pienamente cosciente che quei soldi potrebbe anche perderli, se la start-up non ottenesse il successo sperato”.
Tuttavia esiste una rete di sicurezza.

Il consiglio di tutti gli operatori di questo settore è quello di diversificare. Maggiore è il numero di società delle quali si diventa soci, minore è il rischio di veder svanire il proprio investimento iniziale.